Da quando difendere i propri diritti è sinonimo di avversione contro il progresso? Quale progresso potrebbe mai definirsi tale se avviene solo mediante la cancellazione della dignità della persona? Parliamo di crescita economica, aumento della produzione, sviluppo tecnologico. Ma se l'economia cresce e le persone arrancano per tirare avanti, che senso ha?
Con il referendum di Mirafiori abbiamo avuto l'ennesima prova che la Costituzione è soltanto un pezzo di carta, che non possiamo contare sui politici per la tutela dei diritti fondamentali, che i grandi gruppi industriali fanno le regole e alla fine il peso di tutti i sacrifici viene scaricato sugli operai, colpevoli di pretendere uno stipendio dignitoso e di rivendicare un'antiquata libertà di scelta nella trattativa del contratto di lavoro.
La Fiat si è distaccata da Confindustria per costituire una newco, stabilendo un nuovo accordo con i sindacati ed escludendo a priori i non firmatari. La scelta cui si sono trovati davanti i lavoratori di Mirafiori è stata né più né meno che un ricatto: se voti sì, perdi i tuoi diritti, se voti no perdi il posto di lavoro. Un esempio perfetto della tanto adulata democrazia di cui fanno vanto continuamente gli Stati occidentali. Marchionne ha detto: se accettate le mie regole investo qui, altrimenti me ne vado dove guadagno di più.
E la risposta di Mirafiori è arrivata forte, inaspettata, contro le previsioni dei vari politicanti che davano per scontata l'attitudine dei lavoratori a chinare il capo agli ordini del padrone: il 46% ha detto no. Un no fermo, chiaro, "un signorno" come titola Il Manifesto. Non è disposto ad accettare le nuove condizioni di sfruttamento chi lavora alla catena di montaggio o alla lastratura. La maggior parte degli operai che ha detto sì invece è stata costretta a cedere al ricatto e non se l'è sentita di rischiare il posto di lavoro, con un mutuo e dei figli a cui pensare.
Ma il dato straordinario è che nel conteggio dei soli operai delle carrozzerie il sì ha prevalso di 9 voti (2315 contro 2306), mentre a spostare l'ago della bilancia è stato il seggio 5, quello degli impiegati, dove su 441 votanti in 421 hanno detto sì all'accordo. Quindi se Marchionne non può di certo cantar vittoria, la Fiom, unico sindacato che ha rifiutato di firmare l'accordo, può andare a testa alta.
Cosa curiosa: il giorno dopo il referendum i cancelli della Fabbrica restavano chiusi per cassa integrazione; come dire, meglio evitare i commenti del day after.
Adesso cosa succederà alla Fiat e come cambierà il contratto? A febbraio scadrà il periodo di cassa integrazione ordinaria e inizierà un altro anno di cassa straordinaria. Dal 4 aprile verranno tagliate le pause che saranno 3 da 10 minuti ciascuna, ed entrerà in vigore la nuova normativa per la malattia per cui, qualora il tasso di assenteismo nei primi 6 mesi superasse il 6%, non verranno retribuiti gli operai che hanno già usufruito due volte nell'anno di malattie in prossimità delle festività.
Ma la riforma più liberticida è l'istituzione dei 18 turni, ossia l'obbligatorietà dei 3 turni per 6 giorni lavorativi (in alternanza con due di riposo), con l'aggiunta di eventuali straordinari. Verrà introdotto, per esempio, un turno sperimentale di 10 ore con 40 minuti di pausa per 6 giorni, per permettere all'azienda di non interrompere i cicli produttivi fino alle 6 della domenica mattina. Inutile dire che con questo meccanismo i turni saranno completamente sfasati e stravolgeranno la vita di queste persone, impedendo loro di trovare dei ritmi naturali cui abituarsi.
E il mercante cosa offre in cambio? Il progetto industriale presentato era di circa una pagina e prevede l'investimento di un miliardo per Mirafiori. Tra un anno e mezzo, se tutto va bene, dovrebbe partire la produzione del Suv Chrisler-Alfa. E qui rimango perplessa: è la Fiat che guida la Chrisler o è la Chrisler che guida la Fiat? D'accordo, la Fiat controlla la Chrisler, ma se i prossimi modelli prodotti non porteranno il marchio italiano...di fatto sarà la casa americana a imporre il suo trend.
A proposito, se la Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino, non vende più macchine, è colpa degli operai assenteisti che si fanno pagare troppo e si impegnano poco, o dipende dalle scelte imprenditoriali dei padroni che non hanno investito un euro in ricerca e innovazione tecnologica negli ultimi anni, nonostante i vari incentivi statali? Le industrie tedesche e francesi non hanno registrato cali simili nelle vendite, nonostante il mercato del settore stia effettivamente attraversando un periodo difficile.
Inoltre, ideologie a parte, nel 2009, anno di crisi in cui Fiat ha perso circa 800 milioni di euro, l'amministratore delegato Sergio Marchionne ha ricevuto una remunerazione di 3.430.000 euro con l'aggiunta di un bonus di 1.350.000, per un totale di 4.800.000 euro. Ma non finisce qui, perché nel 2004 gli sono state assegnate 4milioni di azioni, del valore di 70milioni; e in più ci sono le famose stock options, che non si capisce bene a cosa siano legate, e che nei primi giorni del 2011 avevano un valore di 143.800.000 euro.
Sono cifre che si ha difficoltà a leggere, ma per tornare alla realtà basta dire che, sempre nel 2009 la retribuzione media annua lorda (al contrario delle rendite finanziarie che sono praticamente esen-tasse) è stata di 21.600 euro.
Quindi...con quale faccia un signore che guadagna 300 volte più degli operai viene a chiedere sacrifici e deleghe e impegno e fiducia a persone che si spaccano i tendini per portare a casa un salario che permette loro a malapena di sbarcare il lunario?
Se è vero che i metalmeccanici tedeschi nel settore automobilistico hanno già altri contratti è vero anche che sono quantomeno ripagati con una retribuzione di circa 3500 euro mensili.
E allora chi è che crea le ideologie, le classi, la lotta di classe? I conservatori? I comunisti? I fannulloni? O ci sono delle diseguaglianze abnormi che disgusterebbero qualsiasi persona di buon senso al solo sentir nominare la parola "democrazia"? Da una parte dei Paperon De' Paperoni che sguazzano nel denaro e dall'altra dei Paperini che devono lavorare come schiavi e in più sopportare in silenzio l'arroganza del Gastone di turno.
La vicenda Fiat Mirafiori si presenta come un caso esemplare di quello che viene chiamato "neomedievalismo istituzionale". Proprio perché viviamo in un mondo senza centro, si dice, il governo dei processi, e la creazione delle regole che li accompagnano, sono ormai appannaggio degli specifici soggetti che agiscono in presa diretta nelle situazioni considerate. Questo legittimerebbe la Fiat, come ogni altro soggetto transnazionale, ad essere insieme imprenditore e legislatore, giudice non solo delle convenienze ma pure dei diritti, a Chicago come a Torino. La domanda è: l'indubbia crisi della sovranità nazionale, determinata dalla globalizzazione, può legittimare il ritorno ad una logica feudale, ad una società delle appartenenze e degli status, dove la pienezza della cittadinanza in fabbrica, ad esempio, è subordinata all'appartenenza a un sindacato? Non è un ritorno agli anni '50 quello che si vuol realizzare, è un tuffo profondo in età lontane, prima della rivoluzione dei diritti dell'uomo.Stefano Rodotà, 29 dicembre 2010
Di fronte a questi soprusi dei potenti mi torna alla mente il grido disperato ma battagliero dei 6 immigrati sulla gru di Brescia: Lotta dura, senza paura.
Perché oggi, davvero, siamo tutti sulla gru.
La classe operaia deve tornare in paradiso, Eugenio ScalfariUomini in carne e ossa, Antonio Gramsci
Giorgio Cremaschi - Il regime dei padroni
Maurizio Landini, segretario Fiom a Che Tempo che fa
Le vignette di Mauro Biani:http://maurobiani.splinder.com
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